lunedì 24 ottobre 2011

Il fatto "nuovo": I nuovi " Cobas"



C'era una volta un sindacato di estrema sinistra che si contraddistingueva per la critica continua e feroce a un sistema di potere consolidato, quello fondato sul patto di ferro e la commistione dei ruoli tra Azienda e Sindacato. Un Sindacato costituito da un gruppo di irriducibili che quasi quotidianamente faceva sentire la propria voce di contestazione allo status quo che reggeva questa nostra azienda con colorite manifestazioni di piazza in cui slogan, volantini e cartelloni vari facevano bella mostra e cornice. 

Da qualche mese sembra che i Cobas siano rinati sotto le nuove spoglie, invero poco credibili, del sindacato maggioritario di Poste Italiane che, sembra (da dati non ufficiali), raggruppi circa il 60% dei lavoratori postali, il Sindacato che da sempre ha cogestito questa società in tutte le scelte sia strategiche (vedi 1994, sciopero pro-processo di privatizzazione), che gestionali.
 Tutti, in azienda e fuori, sanno benissimo che l'attuale management, sia centrale che periferico, è di assoluta estrazione "biancoverde", di fede provata e verificata soprattutto da coloro che di questa estrazione non ne hanno mai fatto parte, e allora ci si chiede: cosa sta succedendo, di cosa stiamo parlando ???
Quali meccanismi in così poco tempo hanno generato una mobilitazione sindacale con così forte spiegamento di forze e di energie economiche e mediatiche, con una strategia nazionale comune e violentemente incentrata su una critica feroce alla/e propria/e creature/e???
Che cosa è cambiato da Aprile 2011 a Giugno 2011, da quando è stato firmato un rinnovo contrattuale, a quando ci si è arenati in un mancato accordo sul Premio di Risultato, che non può, da solo, costituire giustificazione a una spaccatura con l'azienda e con una parte significativa del Sindacato così profonda da apparire, al momento, insanabile ???
Come mai, solo ora, dopo 10 anni di continui cedimenti di diritti e dopo 10 anni di disuguaglianze e di discriminazioni, di continui peggioramenti delle condizioni di lavoro nonché di continui  tagli del personale supinamente accettati senza colpo ferire (chi ricorda più quando è stato l'ultimo giorno di sciopero generale della categoria??) ci si accorge e si denuncia così violentemente la mancata equa redistribuzione degli utili e si sbandierano a gran voce i numeri e le cifre che, invero da sempre, hanno contrassegnato il cammino di questa azienda ???
Perché solo ora si scoprono gli altari delle cifre degli stipendi mega milionari dei dirigenti a fronte dei milleduecento euro della media dei dipendenti postali?
Cosa c'è veramente in ballo e cosa ha portato a creare una situazione al momento inestricabile e di difficile soluzione?
Cosa è il 101 che cerca la Cisl, dopo che ha sempre ottenuto il 100, da giustificare questa che sta assumendo i contorni di una vera e propria guerra ideologica?
 E, ancora, cosa è stato promesso agli altri tre compagni di avventura che, fino a poco tempo fa, auspicavano un riequilibrio di forze all’interno del panorama sindacale postale e che ora, postisi all’ombra del maggioritario, auspicano chissà quali rivoluzioni per reclamare un po’ d’avanzi dal banchetto del padrone?
Perché ora improvvisamente sit-in davanti al Consiglio di Amministrazione, in tutte le Filiali della penisola, manifestazione di fronte alle sedi regionali e contestazioni alle Convention annuali aziendali con uno spiegamento di forze e di risorse economiche e intellettuali senza precedenti, in un anelito di contestazioni rivolte  a chi se non alle proprie creature ??
Chi, infatti, contesteranno Giovedì 28 davanti la Filiale: i direttori di Filiale e  i capi servizio (tutti della stessa casta e con la medesima tessera), e, ancora, il 29 davanti la Sede:  i dirigenti  e il personale (che per loro stesso compiacimento sono sempre stati considerati “cosa loro”) ???
Perché l’Azienda, ora, sembra non avere più paura e scaglia un violento attacco al Sindacato,  nel suo complesso, per minarne le agibilità prima con il tentativo, fallito, sulle assemblee e poi sul ridimensionamento e sulla minaccia di disdetta degli accordi sui permessi sindacali??
Ai lavoratori vogliamo dire solamente "aprite il vostro cuore e le vostre menti" e smettete di farvi utilizzare e strumentalizzare, le critiche al sistema sono facili e facilmente condivisibili ma attenti ai "sacerdoti" in mostra che, forse, indossano un abito che non gli appartiene e che non li autorizza a celebrare questa messa, non ne hanno la patente.
Strana storia, difficile da decifrare, soprattutto per noi lavoratori poco avvezzi alle lotte di potere, ma il nostro è uno strano Paese, un universo particolare, unico nel mondo occidentale, un Paese dove il “Gattopardo”, così magnificamente descritto dal nostro conterraneo principe di Lampedusa, continua a imperare al vecchio comando sempre attuale: "cambiare tutto per non cambiare niente".
Questo che forse è lo scopo finale dei nostri amici, i nuovi Cobas.

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